IL PAESAGGIO AGRARIO DEL TARANTINO IN ETÀ ANTICA

Parole chiave: rural landscape history, Magna Grecia, Messapi, Villa rustica, demani, giardini, villaggi, templi, paesaggio agrario, storia, Taranto, Edilizia Rurale

[EN] English Summary

The foundation of the Greek colony of Tarentum (circa 710 BCE) initiated profound territorial restructuring processes in the conquered lands (the chora). Magna Graecia agriculture was highly advanced with clear mercantile propensity, characterized by rational spatial organization and specialized production. The indigenous Messapian and Peucetian populations, despite inevitable Hellenization processes, maintained distinctive territorial management approaches, particularly evident in megalithic construction techniques and more organic spatial occupation models. The decline of Magna Graecia agriculture began in 209 BCE when Tarentum, allied with Hannibal, was sacked by Romans. The consequences proved disastrous: demographic and urban decay, abandonment of productive settlements and rural villages, and transformation of countryside into vast latifundia managed by slave-shepherds. The deduction of Colonia Neptunia (123 BCE) and subsequent establishment of the municipium partially interrupted land accumulation processes. Roman penetration initially promoted sheep farming, then evolved into complex villae rusticae systems. The Imperial centuries witnessed progressive agricultural crisis affecting all Italic agriculture, caused by provincial competition and structural rigidity, leading to widespread abandonment of Republican-era villae.

[FR] Résumé en Français

La fondation de la colonie grecque de Tarente (vers 710 av. J.-C.) initia de profonds processus de restructuration territoriale dans les terres conquises (la chora). L'agriculture de la Grande-Grèce était très avancée avec une claire propension mercantile, caractérisée par une organisation spatiale rationnelle et des productions spécialisées. Les populations indigènes messapiennes et peucétiennes, malgré d'inévitables processus d'hellénisation, maintinrent des approches distinctives de gestion territoriale, particulièrement évidentes dans les techniques de construction mégalithique et des modèles d'occupation spatiale plus organiques. Le déclin de l'agriculture de la Grande-Grèce commença en 209 av. J.-C. lorsque Tarente, alliée d'Hannibal, fut saccagée par les Romains. Les conséquences furent désastreuses : décadence démographique et urbaine, abandon des établissements productifs et des villages ruraux, et transformation de la campagne en vastes latifundia gérés par des esclaves-bergers. La déduction de la Colonia Neptunia (123 av. J.-C.) et l'établissement subséquent du municipium interrompirent partiellement les processus d'accumulation foncière. La pénétration romaine promut initialement l'élevage ovin, puis évolua vers des systèmes complexes de villae rusticae. Les siècles de l'Empire connurent une crise agricole progressive affectant toute l'agriculture italique, causée par la concurrence provinciale et la rigidité structurelle, conduisant à l'abandon généralisé des villae d'époque républicaine.

[DE] Zusammenfassung auf Deutsch

Die Gründung der griechischen Kolonie Tarent (circa 710 v. Chr.) leitete tiefgreifende territoriale Umstrukturierungsprozesse in den eroberten Ländern (der chora) ein. Die Landwirtschaft Magna Graecias war hochentwickelt mit klarer merkantiler Ausrichtung, gekennzeichnet durch rationale Raumorganisation und spezialisierte Produktion. Die einheimischen messapischen und peuketischen Bevölkerungen behielten trotz unvermeidlicher Hellenisierungsprozesse charakteristische Ansätze der Gebietsverwaltung bei, besonders evident in megalithischen Bautechniken und organischeren Raumbesetzungsmodellen. Der Niedergang der magnagriechischen Landwirtschaft begann 209 v. Chr., als Tarent, mit Hannibal verbündet, von den Römern geplündert wurde. Die Folgen waren verheerend: demographischer und urbaner Verfall, Aufgabe produktiver Siedlungen und ländlicher Dörfer sowie Umwandlung der Landschaft in ausgedehnte latifundia, die von Sklaven-Hirten bewirtschaftet wurden. Die Deduzierung der Colonia Neptunia (123 v. Chr.) und die nachfolgende Einrichtung des municipium unterbrachen teilweise die Prozesse der Bodenakkumulation. Die römische Penetration förderte zunächst die Schafzucht, entwickelte sich dann zu komplexen villae rusticae-Systemen. Die Kaiserzeit erlebte eine fortschreitende Agrarkrise, die die gesamte italische Landwirtschaft betraf, verursacht durch provinzielle Konkurrenz und strukturelle Starrheit, was zur weitverbreiteten Aufgabe der villae aus republikanischer Zeit führte.

L'ETÀ COLONIALE

La rottura con la storia

A seguito della fondazione della colonia greca di Taranto (710 a.C. circa) il territorio (la chora) che i coloni greci conquistarono agli indigeni (gli Iapigi) andò incontro a diffusi e profondi processi di ristrutturazione urbanistica.

Ben diversa fu la cultura della gestione del territorio propria dei Messapi e dai Peuceti, nonostante gli inesorabili ed inevitabili processi di assimilazione culturale (ellenizzazione).

Le aree funzionali

L'agricoltura di età magno-greca era molto avanzata ed aveva una chiara propensione mercantile. Rari sono purtroppo i rinvenimenti di resti di strutture di trasformazione, come i basamenti dei torchi raffigurati, provenienti da Monte Sant'Elia (Roccaforzata).

Torchi da Monte Sant'Elia

Quella messa in atto dai Greci insediatisi in Taranto fu la prima esperienza di razionale e pianificata suddivisione funzionale del territorio. A loro si deve, ad esempio, la teorizzazione di una formale suddivisione della chora per aree funzionali, che prevedeva l'individuazione di una koinè chora (comprendente le aree incolte e destinate alla utilizzazione collettiva), una idìa chora (cioè le aree possedute, a titolo di proprietà personale, dai Greci) e una ierà chora (comprendete le terre di pertinenza dei templi).

L'evoluzione

In Età Arcaica (VII-VI secolo a.C.) la polis fu governata da una oligarchia aristocratica, che riuscì a concentrare nelle proprie mani gran parte delle terre, incluse quelle della koinè chora, destinandole all'allevamento prestigioso dei cavalli ed a quello proficuo delle pecore. A questo assetto socio-economico corrispondeva una trama insediativa rurale molto rada, particolarmente nel settore occidentale.

La rivoluzione democratica dell'inizio del V secolo a.C. e, soprattutto, l'opera illuminata dello stratega Archita condussero all'allargamento della base sociale chiamata al governo della città; tali eventi furono gravidi di conseguenze anche nel settore della chora, ove avvenne una inedita e irripetuta proliferazione degli insediamenti agricoli, utile indizio dell'affermazione di un modello economico fondato sulla piccola e media proprietà contadina.

L'economia

Le principali colture praticate all'interno delle fattorie (oikoi) magnogreche erano quelle legnose, come l'olivo, il fico e, per la prima volta, la vite, con una chiara prospettiva di apertura verso il mercato, mentre al soddisfacimento del mercato interno sembrano fossero destinati produzioni come quelle del grano, dell'orzo e delle leguminose; tale associazione, sottintendendo la pratica di rotazioni colturali, rivela il possesso di avanzate conoscenze agronomiche.
Altra tipologia aziendale preferiva invece l'allevamento ovino, condotto con modalità e cure tali da produrre una delle migliori lane dell'antichità.

Riutilizzo materiali antichi Il fenomeno del riutilizzo di materiale proveniente da preesistenti strutture edilizie è sempre stato molto diffuso. Spesso il reimpiego avviene in maniera impropria, come i rocchi di colonne e la lastra di copertura tombale, provenienti da qualche insediamento rurale di età magno-greca, adoperati come panchina nell'immagine, inserite in una costruzione rurale moderna

IL TARANTINO MESSAPICO

Fra le aree rimaste sotto il controllo delle popolazioni indigene e Taranto si realizzò una fitta rete di interscambi che superava il tradizionale antagonismo politico-militare.

Monte Salete Mura di Manduria

L'espansione politica di Taranto incontrò la fiera opposizione dei Messapi. La città di Manduria, in particolare promosse una accanita resistenza ai Greci, causando loro anche terribili sconfitte. Dall'alto: Monte Salete (Grottaglie), sede di un importante insediamento protostorico quindi messapico. La tecnica costruttiva dei circuiti murari e dei relativi fossati eretti a difesa dei più importanti centri messapici mostra evidenti influenze elleniche, come nel caso di Manduria (in alto) e Vicentino (Grottaglie, in basso)

Mura di Vicentino

Una diffusa permeazione della cultura greca costituì un essenziale fermento per la crescita complessiva della società messapica, che adottò un alfabeto, una religiosità, rituali funerari e abilità artigianali decisamente avanzate.
Le manifestazioni paesaggisticamente più rilevanti della originalità messapica furono nelle tecniche edilizie, insignemente attestate dalle cinte megalitiche di Manduria e di Masseria Vicentino, ed un modello di occupazione dello spazio, sia urbano che agricolo, più organicista ed armonico con l'assetto ecologico; mantenendosi in più diretta continuità con la condizione precedente la colonizzazione, i moduli di occupazione e di utilizzazione dello spazio realizzati nell'area messapica differirono molto dai moduli razionalizzanti propri della cultura greca di età ellenistica.
Similmente le cose andarono in seno alla società peuceta, insediata nella parte occidentale della provincia, ove si segnala, tuttavia, la prevalenza di un modello sociale più aristocratico e conservatore, che monopolizzò il processo di ellenizzazione per farne un distinto status symbol.

LA ROMANIZZAZIONE

Le conseguenze di una sconfitta

La decadenza dell'agricoltura magnogreca iniziò a partire dal 209 a.C., anno in cui Taranto, schierata con Annibale, fu saccheggiata da Romani.
Le conseguenze di tale evento furono disastrose: la città decadde da un punto di vista demografico ed urbanistico, gran parte degli insediamenti produttivi e dei villaggi sparsi nella chora furono abbandonati, le campagne divennero preda di speculatori che vi crearono vastissimi latifundia popolati da eserciti di schiavi-pastori, pronti a trasformarsi in temibili bande dedite alle ruberie.
La deduzione della colonia di Brindisi con la successiva realizzazione del tratto Taranto-Brindisi della Via Appia peggiorò ulteriormente la situazione, al punto che la costruzione (II secolo d.C.) della Via Appia Traiana, che tagliava definitivamente Taranto fuori dai traffici diretti verso l'Oriente Mediterraneo, ebbe il significato di un autentico colpo di grazia.
Il territorio cittadino fu ridotto in gran parte ad ager publicus populi romani ed anche coloro che rimasero nel possesso delle terre vennero costretti a pagare uno stipendium in favore di Roma.

La sconfitta annibalica comportò una serie di rivolgimenti tali da causare l'abbandono di tutti i villaggi rurali (komai) e di gran parte delle fattorie magnogreche. Nell'immagine la necropoli che doveva far parte di un insediamento rurale di età classico-ellenistica, nelle campagne di Statte Necropoli di Statte

In questo stato di cose esso divenne terra di conquista per le nuove speculazioni dell'aristocrazia senatoria centro-italica.

La colonia Neptunia

Una tappa molto importante per il processo di romanizzazione di Taranto fu la deduzione della colonia latina di Neptunia (123 a.C.), patrocinata dai fratelli Gracchi, sullo sfondo delle dilaceranti lotte politiche agitantisi nel corpo sociale della Roma alla vigilia delle guerre civili.
Il passaggio successivo fu la nascita del municipium, nel corso della prima metà del I secolo a.C.
La distribuzione in favore dei coloni delle terre comprese all'interno dell'ager publicus ed a suo tempo illecitamente occupate, interruppe, in parte ed in ogni caso solo temporaneamente, il processo di accumulazione fondiaria.

La nuova economia

In un primo momento la penetrazione dei nuovi padroni si espresse nell'incentivazione dell'allevamento ovino. L'intensificazione della pastorizia in quelle che erano state le ricche plaghe magno-greche fu agevolata anche dal pauroso crollo demografico che in esse ebbe luogo all'indomani della guerra annibalica. Fiorì quindi l'industria armentizia pugliese, e tarantina in particolare: ancora in grado di produrre materie prime pregiate e tessuti lavorati ugualmente ricercati, Taranto rimase a lungo ancora (sino ai primi secoli dell'Impero) pienamente inserita nelle correnti speculative e nei circuiti commerciali dell'epoca.
In un secondo tempo le forme del possesso mutarono ed assunsero la forma del latifundia, sorti intorno a strutture ed organizzazioni produttive complesse, le villae rusticae.

La crisi

I secoli dell'Impero furono caratterizzati dal progressivo acuirsi di una grave crisi agricola, che coinvolse tutta l'agricoltura italica e condusse all'abbandono di gran parte delle villae sorte in età repubblicana.

Le cause di questa crisi risiedevano soprattutto nella crescente concorrenza delle produzioni delle province dell'Impero e nella incapacità di affrontare processi di ristrutturazione, rinchiuse come erano all'interno di strutture produttive rigide e di dimensioni elefantiache.

Il più importante proprietario terriero del Tarantino era l'imperatore in persona, il cui patrimonium giunse, probabilmente, a comprendere gran parte del territorio a Nord del Mar Piccolo.

Il paesaggio delle campagne magnogreche divenne solo un pallido ricordo.

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