Up LUOGHI E VISIONI PERDUTE DEL GRAND TOUR

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La storia urbanistica (e non solo) di Taranto è fatta di continue sovrapposizioni e sostituzioni, talché poco se non nulla si è conservato della sua pur plurimillenaria storia architettonica. Tanto grande quindi fu il fascino da tale eredità esercitato sui molti viaggiatori approdati sulle sue rive, quanta la delusione nel constatare non solo l'esiguità dell'esistente, ma la mancanza persino di una radicata cultura della conservazione della storia patria. Particolarmente deprecata era, negli ultimi scorci della stagione del Grand Tour, la mancanza di un museo all'altezza del glorioso passato della città. Sotto il peso tale gravame culturale, persino nel corso dell'ultimo secolo si è continuato a distruggere quel poco ch'era a fatica sopravvissuto, come il convento dei Celestini con l'annesso oratorio della Santissima Trinità ed i resti dell'anfiteatro, che pure costituivano mete immancabili nel tour ionico dei viaggiatori europei. Per non parlare della Taranto medievale, personificata dalla torre del Raimondello, Oltre a facilitare la depredazione dei resti antichi che man mano riemergevano dal loro millenario sonno, l'espansione urbanistica successiva all'Unità d'Italia ha contribuito fatalmente anche all'annichilimento dell'articolato paesaggio di ville e giardini che connotava il territorio ad Est della città antica. La vittima più illustre di tale scempio fu certamente la villa fatta costruire alla fine del Settecento da monsignor Capecelatro a Santa Lucia, che di tale architettura era il campione. Il tramonto dell'epoca del Grand Tour ha segnato altresì anche la scomparsa di un importante elemento del paesaggio sociale di cui esso stesso si alimentava, anch'esso vittima dell'inclemente scorrere del Tempo: il senso della signorilità. La connotazione intellettuale del viaggio ne attribuiva l'esclusività agli esponenti delle classi sociali più elevate, in pratica alla nobiltà ovvero alla galantomia, che per consolidata tradizione si considerava come parte di una koinè culturale transnazionale. Tra i tanti connubi intellettuali originatisi nel corso di questa epopea, di particolare rilievo, in quel crepuscolo epocale, è certamente quello fra l'inglese Janet Ross ed i Lacaita, dei quali era intima amica e corrispondente. A quell'epoca rimontano le più antiche testimonianze fotografiche dei dolmen insistenti nelle campagne circostanti quella importante e prestigiosa masseria di Leucaspide.
cittadella
Porta-lecce
devincentis-1865
mossso
mossso2
SSTrinità
Trinitàcolonna
VillaCapecelatro
VillaCapecelatro-1898-(Tara
nasse
Cozze
Anfiteatro

Immagini totali: 12 | Ultimo aggiornamento: 21/04/09 18.16 | Generato da JAlbum & Chameleon | Aiuto