LA CASA RURALE

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Il popolamento sparso

Nel corso della sua plurimillenaria storia, il Tarantino ha vissuto fasi in cui era ben rappresentato e addirittura prevaleva il popolamento sparso delle campagne, in continuità fisica e funzionale con la città e con la rete dei villaggi rurali, più o meno accentrati. Queste coincidevano con momenti di crescita demografica, di preminenza del piccolo podere contadino coltivato in proprio, di iniziative di neocolonizzazione di aree in precedenza incolte, di ampliamento di colture ad elevata intensità di lavoro, come (orti, giardini e vigneti).

Questo tipo di paesaggio caratterizzò, ad esempio, l'Età Magnogreca (nei secoli V-III a.C.) e i secoli della Rivoluzione Agricola Medievale (secc. X-XII).

D'altro canto, il popolamento sparso coincise anche con la lunga crisi della civiltà urbana antica, precedente anche la caduta stessa dell'Impero Romano, coincidente, quindi, con il TardoAntico e l'alto Medioevo. A spingere gli uomini nelle campagne furono le vessazioni degli ufficiali dell'amministrazione pubblica ed il pericolo di scorrerie barbare, che avevano come proprio obiettivo proprio le città.

La Civiltà Rupestre ci offre gli unici esempi della cultura dell'abitare nel Medioevo: la casa-grotta isolata (Buccito, Grottaglie) ed il casale accentrato di Santa Maria della Scala a Massafra.

Casa-grotta isolata a Buccito Casale rupestre Santa Maria della Scala

Dopo una lunga fase di dominio del popolamento accentrato (vedi dopo), nel corso dell'Ottocento inoltrato, con il decollo della viticoltura, la Valle d'Itria (a cavallo delle province di Taranto, Bari e Brindisi) mutò radicalmente il proprio volto insediativo, dando luogo all'unico esempio pugliese di popolamento rurale sparso stabile. Un'ultima svolta si è avuta negli anni della deregulation urbanistica degli anni '60 e '70 del Novecento, quando la città ha intrapreso la sistematica invasione della campagna con insediamenti residenziali perenni o stagionali, al di fuori di qualsivoglia politica urbanistica. L'aggressione non era solo fisica, ma anche culturale, trattandosi di emanazione di cultura urbana, sganciata da finalità economico-produttive tradizionali, che la campagna ha subito passivamente. I danni inferti al paesaggio sono sotto gli occhi di tutti!

Il popolamento accentrato

Altri momenti storici furono invece caratterizzati dalla virtuale assenza di una stabile struttura insediativa rurale diffusa, durante i quali la presenza umana nelle campagne si limitava al tempo necessario alla effettuazione dei lavori all'interno delle strutture agrarie, dominate dal latifondo. Tale circostanza coincideva in genere con un trend demografico statico o negativo, con il dominio della grande proprietà e di attività economiche di tipo mercantile ed estensive, come la cerealicoltura e le varie forme di allevamento. I gangli di questa organizzazione coincidevano con una rete lassa di insediamenti accentrati, aperti come i casali o fortificati, come le terre.

A spingere nella direzione dell'accentramento furono, all'inizio, chiare direttive di politica di controllo del territorio, perseguite congiuntamente sia dal potere laico (feudale), sia da quello religioso; vi concorsero poi, sino ad imporlo definitivamente e farne un tratto caratteristico di tutto il paesaggio pugliese, anche motivazioni igieniche (come l'imperversare della malaria nei mesi estivi, causa e conseguenza, al medesimo tempo, dello spopolamento), senza trascurare la precarietà delle vie di comunicazione e la cronica insicurezza delle campagne per l'imperversare del brigantaggio (nelle aree interne) e della pirateria (lungo le coste).

Il popolamento accentrato ha dominato il paesaggio agrario del Tarantino durante l'Età Romana (secc. II sec a.C.-III d.C.), il tardo Medioevo e l'Età Moderna (secc. XIV-XVIII).