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IL GRAND TOUR DELLA TERRA DELLE GRAVINE

PAROLE CHIAVE: immagini, rural landscape history, storia del paesaggio agrario, Taranto, Puglia, Italia meridionale, associazione culturale, gravine




IL CAMMINO DELL'ANGELO

IV GRAND TOUR DELLA TERRA DELLE GRAVINE
(1-4 maggio 2010)

Dalla lama di Penziero (Grottaglie) all'abbazia di San Michele di Montescaglioso

GrandTour2010-IV (27K)

La quarta edizione del Grand Tour della Terra delle Gravine è dedicata ai siti che, nel corso dei millenni, hanno visto praticare il culto dell'arcangelo Michele, al quale sono legate le più tipiche manifestazioni cultuali in grotta. La diffusione del suo culto si deve soprattutto ai Longobardi, dai quali fu eletto santo nazionale. E' da ricordare, tuttavia, che anche in ambiente bizantino la sua figura era molto venerata, al punto da essere considerato archistratigos dell'esercito. Frequente anche la raffigurazione nelle chiese rupestri, ove erea in genre rappresentato accanto al bema, come guardiano del presbiterio.

Per la prima volta il percorso toccherà siti posti al di fuori della provincia (ma ciò era avvenuto, seppure per brevissimo tratto, anche lo scorso anno) e della regiona stessa, terminando all'abbazia di san Michele Arcangelo di Montescaglioso (Matera).

Prima giornata: dalla Foresta alla Murgia
da Grottaglie a Martina Franca

Si parte dalla chiesa rupestre sita nella lama di Penziero a Grottaglie, da identificare probabilmente con quella di sant'Angelo citata nel corso della visita di monsignor Brancaccio (1578). Si proseguirà poi lungo il Tratturo Martinese, antico percorso della transumanza storica, che corre ai piedi della corona dei Monti di Martina, sino alla lama di Buccito. Percorrendo il fondo di questa si giungerà nella Foresta, antico feudo della mensa arcivescovile tarantina, nei pressi della masseria di Sant'Angelo, ove era situata una cappella dedicata appunto a Sant'Angelo de Mutata. Proseguendo fra secolari masserie si affronterà l'erta salita che ci condurrà al di sopra dei Monti, ove è situato un altro importante santuario micaleico, la grotta di Sant'Angelo a Franzullo. Si proseguirà quindi verso Martina, nella cui periferia è situata la grotta (con chiesa sovrastante) di San Michele, che visiteremo.

Seconda giornata: la Murgia boscosa
da Martina Franca a Monte Sant'Elia

Si riparte da Martina Franca per raggiungere la strada per Mottola, percorrendo tratturi in parte rioccupati dalla vegetazione spontanea. Immersi nella Murgia più autentica, il cui paesaggio è dominato da antiche e maestose masserie, tuttora sede di floride aziende zootecniche, si passa per il centro visite della riserva delle Pianelle, per poi ridiscendere nel piano pedemurgiano, ove si incrocia il Tratturo Martinse, antico percorso viario di lunga percorrenza. Superato il villaggio masseriale di Vallenza si raggiunge il Varcaturo, con la bella masseria e la grotta carsica ove era praticato una volta il culto dell'arcangelo. Dopo una breve sosta si percorre il fondo della gravina di Sant'Elia quindi si affranta la spalla occidentale, che consente di raggiungere la masseria del Monte Sant'Elia, ove saremo ospitati dal WWF, ente gestore della riserva naturale.

Terza giornata: La Murgia delle Gravine I
da Monte Sant'Elia a Castellaneta

Lasciata la masseria, si raggiunge la provinciale Martina Franca-Mottola sino al bosco di Sant'Antuono, ove si prende un vecchio tratturo naturalizzato che discende correndo lungo il fianco della gravina di Corneto sino al sorprendente casale rupestre di San Sabino. Da qui si raggiungerà Mottola, che si eviterà transitando a Sud della stessa, per dirigerci verso Casalrotto, ove si visiterà la chiesa rupestre di Sant'Angelo, caratteristica per essere l'unica disposta su due diversi livelli ipogei. Si riprende la strada verso Palagianello e la sua gravina, che si supera toccando l'insediamento delle Grotte, con chiesa rupestre e masseria. Dopo aver attraversato la ridente contrada di Selvapiana, ove si conservano le tracce di antiche quotizzazioni demaniali, si aggira anche la gravina di Castelleneta, che si supera transitando sul ponte della Renella. Poco oltre è il Bed and Breakfast La Colomba, ove terminerà la terza giornata.

Quarta ed ultima giornata: la Murgia delle gravine II: da Castellaneta a Montescaglioso

Si lascia il territorio di Castelleneta percorrendo la strada che supera il ponte della gravina di Santo Stefano; si incrocia un tratto dell'antica Via Appia tralasciato lo scorso anno e lo si risale per percorrere poi un tratturo parallelo alla statale 7 che collega Castelleneta a Laterza. Raggiunta quest'ultima, si prende l'ormai notissimo tratturo che conduce a Masseria Sierro lo Greco. Dopo aver salutato ed esserci rifocillati presso l'amico Roberto Barberio si prosegue lungo il tratturo sino a discendere, su strada non segnata, sulla circovallazione panoramica di Ginosa. Percorrendo il fondo della gravina si affronta la provinciale che, discendendo sul fondo della valle della grande lama che fa seguito alla gravina di Matera e risalendo sulla sponda lucana, ci condurrà a Montescalgioso, sulla vetta della collina dominata dalla mole dell'antica abbazia bendettina di San Michele.

IMPRESSIONI DI VIAGGIO

La sindrome da Grand Tour

di Antonio Greco

E' trascorso un anno, è la vigilia della partenza del nostro quarto Grand Tour, ma l'emozione è sempre la medesima, anzi …

Come ogni anno, mi piace fissare in parole, per affidarle alle vostre riflessioni, le impressioni raccolte in questi giorni, dopo mesi di elaborazione e di duro lavoro.

Non è certo il testamento che compilavano i viaggiatori d'un tempo antico prima di una partenza importante, quanto piuttosto un dovuto ossequio al peso della suggestione, suscitata sia dalla nostra idea di "viaggio", sia dalla pregnanza del titolo dato a questa edizione:

IL CAMMINO DELL'ANGELO.

Il viaggio che ci accingiamo a compiere conserva infatti le già note, molteplici valenze: la voglia di misurarsi, ancora una volta, con le difficoltà di un viaggio lungo e faticoso, lontano dal confortante ambiente domestico ed urbano, poi ancora la curiosità di conoscere luoghi, persone, situazioni diverse, di rivivere la condizione mentale di "famiglia ambulante" che ha favorito, nel corso degli anni precedenti, la nascita di conoscenze e di amicizie inimmaginabili in situazioni "altre".

Ma c'è dell'altro, il di più di ciò che si cela dietro le parole che scegliamo per esprimere le nostre idee. L'abbiamo sempre detto che il nostro Grand Tour è un'embricatura di tanti viaggi, individuali ed identitari, affastellati su di un viaggio comune, affratellante. Se infatti la scelta delle parole è (dovrebbe essere) una promessa fatta a chi ascolta, particolarmente impegnativa (non fosse altro per la sua magniloquenza) è la proposizione di un Grand Tour che rilanci un'idea così pregnante e fuori moda al tempo stesso, qual' è quella di un pellegrinaggio condotto fra luoghi grondanti di quell'irrefrenabile spirito religioso che è una, forse quella di più "lunga durata", delle espressioni più salienti di un popolo; e ciò vale in particolare per certi di essi, come le grotte, che già ben prima che la chiesa ufficiale vi insediasse il culto dell'arcangelo Michele, l'archistratigos delle schiere celesti che, stando al libro della Rivelazione (l'Apocalisse di San Giovanni), guiderà un giorno le forze del Bene contro quelle del Male, avevano ospitato più ampie e diversificate manifestazioni di religiosità, più naturale e meno "militante" di quella personificata dall' "angelo con la spada".

La parola, lo dicevamo, è una promessa, quindi un impegno solenne, che speriamo di onorare. Ma per il suo pieno esaudimento siamo coinvolti non solo noi organizzatori, ma anche ciascun viaggiatore, cui offriamo l'opportunità di riflettere sul senso più profondo della parola "pellegrinaggio", che è quella di "uscire dalla propria città ed andare vagando", ovvero "rendersi forestiero", idea che riassume un po' certa voglia di perdersi nella vita, per provare poi il piacere di ritrovarsi, secondo un motto che mi è molto caro e che talvolta ripropongo anche nelle escursioni domenicali da me guidate, non senza il disappunto di molti di voi, cari miei compagni.

In un mio precedente post (del settembre 2009) proposi un'interpretazione particolare di un'altra parola molto "impegnativa", quale l' "es-per-ienza", dentro la quale riponiamo molta della nostra ragione di "essere associazione", quale è il mettersi continuamente alla prova; il senso della parola "per-egredi" (onde deriva la parola "pellegrino") si pone certamente in connessione semantica con l' "es-per-ienza", ma cela tuttavia qualcosa di ancora più forte, quasi violento, come il desiderio di autoesilio, di rendersi forestiero rispetto alla natura di partenza, per acquisire un habitus mentale, spirituale o intellettivo diverso.

Costretti quasi dalla forza della suggestione esercitata dai luoghi che andremo a visitare, tutti noi, individui pienamente moderni, uomini, donne, credenti ed agnostici, avremo modo di scavare, dentro di noi, un proprio percorso di "estraneazione", onde aver poi modo di dare una forma ed uno spirito al nostro viaggio, inteso al singolare. E Dio solo sa quanto bisogno abbiamo, noi uomini dispersi nell'oceano di una modernità ove tutto appare prêt-a-porter e sfuggente al tempo stesso, di un senso, di una "struttura di connessione" che spieghi il perché ed il fine degli atti che compiamo quotidianamente.

Proprio confidando, quindi, nella speranza di calcare le orme dei pellegrini medievali, i quali seguivano il proprio percorso di redenzione recandosi a Monte Sant'Angelo, diamo vita a "quel di più" che ci rende orgogliosi di questo nostro progetto, così diverso rispetto alle tante altre simili iniziative che hanno luogo in lungo ed in largo per l'Italia; ci sentiamo un po' al pari dei nostri eroici viticultori, i quali per fronteggiare la marea montante della concorrenza mondiale puntano proprio sulla suggestione delle parole e dei nomi, indissolubilmente legati ai luoghi, quindi non esportabili: sulla seppur remota possibilità che i tralci tanto amorevolmente coltivati serbino la genia del nettare che inondava le strade della città, quando le feste dionisiache celebravano l'opulenza della nostra amata Taranto.

In queste ore di vigilia due sole certezze stemperano un clima mentale dominato invece dai dubbi, alimentati dalla mia inestinguibile ansia anticipatoria. La prima è che la notte della vigilia sarà insonne, la seconda è che i miei piedi torneranno dal viaggio lacerati di bolle ed erosioni, per quante precauzioni avrò messo in atto.

Fra queste due certezze, tante paure: che qualcosa nella macchina organizzativa strida, vacilli e renda instabile la costruzione nel suo insieme: una telefonata dimenticata, accordi non definiti a puntino, o più banalmente … ahi, lo spazzolino da denti! E poi ancora: ce la farò anche quest'anno, con le mie riserve caloriche ridotte al lumicino? Quanto incideranno i postumi della distorsione alla caviglia (frutto di una maledetta distrazione durante l'ultima serata danzereccia a San Marzano), del crampo al polpaccio (esito del quasi-assideramento al termine della escursione alle Pianelle)? Ho previsto tutto, ma proprio tutto il prevedibile? Ho esagerato con le distanze, commesso qualche errore? Ancora: sopravviverà la mia dolcissima Lisetta, quatto giorni lontana da me, proprio ora che è preda inerme delle sue tempeste estrali, quindi particolarmente bisognosa delle mie coccole serali? Resisterò io stesso, all'astinenza da quel corpicino caldo e morbido, al pensiero di lei placidamente arrotolata sul mio fianco, sul "nostro" divanetto?

Da questa prorompente, umana, sensazione di fragilità, avverto emergere, tuttavia, un'altra quasi-certezza: che questo sarà un bellissimo Grand Tour, forse il più bello, anche senza il miracolo della prima volta, anche senza l'amore per persone come Dino e Ilaria, sbocciato dall'humus del secondo, anche senza il fecondo senso del lutto che tormentava la mia anima nel corso del terzo.

Del resto, sono certo, volteggeranno su di noi, e vigileranno sul nostro cammino, gli angeli custodi: confido infatti nel loro tassiarca, il buon Raffaele (l'arcangelo), che di certo non vorrà esser da meno rispetto al suo collega, e non vorrà mancare; non escludo persino l'intervento del terzo arcangelo, Gabriele, il quale, mosso a compassione per il nostro sacrificio, non potrebbe intercedere lassù in alto, per poi discendere ed annunciarci qualcosa di sensazionale, per questi tempi almeno … chessò, l'avvento prossimo di un po' di felicità?

Il Grand Tour della Terra delle Gravine è un progetto di Antonio Vincenzo Greco e Franco Zerruso per l'associazione culturale TERRA DELLE GRAVINE.